Per venirci a trovare il modo migliore è prendere la convinzione che il Frantoio della Famiglia Mazzarrini è una piccolissima realtà campanilistica.
Per questo motivo dobbiamo seguire un certo divertente ordine.
Tanto per cominciare dobbiamo dire che ci troviamo in un’area geografica chiamata Val di Chiana.
Purtroppo questa risulta essere una Terra ancora sconosciuta.
Peccato! Perché avrebbe tante piccolissime e bellissime “nicchie” da offrire. In quanto, seppur valle, che presume un ambiente piatto, il suo piano risulta, invece, molto ondulato.
Inoltre, non è poi così tanto irrisoria come si potrebbe pensare!
Difatti, mettendo insieme tutta una serie di studi, storici, economici, toponomastici, agricoli, sociali, geologici, zootecnici, culturali, idrogeologici, ecc…, possiamo notare che essa copre un’area, da Nord a Sud, la quale va dall’Arno, nei pressi della città di Arezzo, al Tevere, nei pressi della città d’Orvieto e comprende anche tutto il Lago Trasimeno. Mentre da Est ad Ovest va dall’Appennino alla fascia “cretosa” che parte dalle rocciose Montagne del Chianti, dove curva l’Arno, ai vulcanici Monti Volsini, dove curva il Tevere.
Per cui, essa, è “spartita” tra due regioni (Toscana ed Umbria) e fra le quattro che furono province (Siena, Perugia, Arezzo e Terni).
In questa vasta area si possono trovare rimasugli marini preistorici. In un paesello qua vicino, Farneta è il suo nome, è stato ritrovato pure lo scheletro intero di un Mammut!
Questo, in un certo qual modo, spiega perché la Val di Chiana era una palude salmastra.
Difatti gli Etruschi ed i Sette Re di Roma, la usarono come zona navigabile costruendo paesi nel perimetro, come Cortona, Chiusi, Arezzo, ecc…, e di venerazione agli Dei, perché è l’habitat primordiale della Razza Bovina Chianina, detta anche “il Gigante della Razza”, estremamente docile e mansueta, nonostante la titanica forza, dalle fattezze imponenti, ma armoniose, con il suo caratteristico colore del pelo bianchissimo su pelle di colore ardesia, eccezion fatta per l’estremità naso, bocca, occhi, zoccoli e la punta di corna e coda.
Dopo una parziale, ma costante, bonifica da parte dei Romani (molto probabilmente si deve a loro la creazione del Torrente Chiani come affluente del Tevere, che di solito si disperdeva per tutta la valle).
Tornò ad essere una meravigliosa terra malarica, tanto da essere riportata da Dante Alighieri nel suo Inferno come paragone per tristezza e desolazione!
Successivamente iniziarono a crearsi tanti piccolissimi signorotti, coadiuvati da ecclesiastici, che ripresero le opere di bonifica.
Non per niente esistono ancora paeselli che si chiamano: Porto, Nave, Albergo, ecc… .
Però tale bonifica procedeva molto a rilento, tanto che la studiò anche Leonardo da Vinci, ma senza concludere nulla, probabilmente per gli elevati costi di realizzazione.
Comunque sia, la bonifica procedeva e sempre più numerosi si facevano i paeselli.
Fino ad arrivare a Vittorio Fossombroni che, grazie alle sue vaste, ma essenziali, conoscenze su Agraria, Idraulica, Ingegneria, Architettura, Finanza, realizzò tutta una serie di fossi, canali ed arginazioni (alcuni dei quali passano l’uno sopra l’altro, come si può vedere sulla destra nella superstrada che da Bettolle porta a Foiano), il quale portò la Val di Chiana alla completa bonifica e colonizzazione.
Purtroppo oggi tutte queste assolute beltà, che hanno tolto dalla disgrazia più completa Natura e Famiglie, creando un paesaggio rurale di tutto rispetto, si vanno perdendo in nome di una cinica tutela ambientale.
In questo contesto si trova Rigomagno.
Un piccolissimo paesello, che in mezz’ora a piedi lo si gira tutto.
Però, per chi ama le brevi distanze con la macchina, è la Capitale del Centr’Italia.
Mi spiego meglio.
Rigomagno è a circa metà strada da tutte le grandi distanze. Ossia, in circa due ore e mezzo andiamo: o a Bologna; o a Roma; o a Pisa; o a Rimini.
Per cui, come si può vedere e chi vuole può tranquillamente constatarlo, il raggio d’azione è perfetto!
Inoltre è anche particolarmente indicato per chi ama la tranquillità personale, le passeggiate in campagna e/o nei boschi, sia a piedi, che in bicicletta, o con la motocicletta.
Seppur per pochi migliaia di metri Rigomagno non fa parte del piacevole comune di Rapolano Terme né di quello del medievale di Lucignano, i quali fanno parte rispettivamente delle province di Siena ed Arezzo.
Per questo Rigomagno fa parte del Comune di Sinalunga.
Una piccola entità amministrativa che racchiude in se ben sette campanili. Ossia: Sinalunga; Pieve di Sinalunga; Bettolle; Guazzino; Scrofiano; Rigomagno; Farnetella.
Questo purtroppo porta a spiacevoli discussioni gestionali. I quali però non alterano la vista a chi ci viene a trovare né di sfuggita, né di fino.
Seppur piccoli ognuno di questi merita di essere visitato, non solo per ammirare la loro struttura, ma anche per gustarne i contenuti.
Inoltre è un ottimo crocevia, più stradale che ferroviario, che si presta benissimo a tutte le esigenze.
Il Comune di Sinalunga rientra nella Provincia di Siena.
Qui nasce un duro contrasto, fra la Città di Siena e la fu Provincia di Siena, perché ci nasce dentro una grande indecisione e frenesia da quante cose involontariamente e rispettivamente offrono.
Innanzi tutto c’è il dubbio: girovaghiamo ad ammirare il variegato paesaggio o ci soffermiamo a scuriosare in ogni singolo paesello?
Qualunque sia la scelta è quella corretta, perché sia nella Città che nella fu Provincia di Siena tutto fa gioioso stupore.
L’importante è non sminuire a priori!
Tale a esclamazione è rafforzata dal fatto che la Provincia di Siena fa parte integrante della Toscana, la quale è la Regione Italiana che più di ogni altra concentra in se l’essenza variegata stessa dell’Italia.
Innanzi tutto perché era il cuore dell’Etruria, la quale dette a Roma i suoi primi ed unici Sette Re.
Poi perché era e per certi versi lo è ancora, terra ricca di risorse minerarie, agricole, silvicole, marittime e quindi artigianali.
Queste ricchezze hanno portato, col tempo, ad avere litigiosamente insieme: una signoria (Firenze); un comune libero detto repubblica marinara di Pisa; una repubblica oligarchica di signorotti (Siena); una comunità di piccola nobiltà (Arezzo); un ducato a Lucca (parenti degli Este).
Tantissimo è rimasto, ma molto è andato perduto.
Proprio perché l’una voleva prevalere sull’alta, ma date le loro dimensioni rispetto al Mondo, non era meglio trovare un quieto vivere? Oggi si dice così, ma a quei tempi … .
Comunque sia: le terre di Firenze risentono della bellezza del Rinascimento; le terre di Pisa risentono del mare; le terre di Siena risentono di Sancta Mater Ecclesie, le terre d’Arezzo risentono dell’influenza militare; le terre di Lucca risentono dei monti.
Per tanto, non visitate solo tali città, ma spingetevi con curiosa calma anche oltre e ne rimarrete sorpresi.
Questo non vale esclusivamente per la Toscana, ma per tutta l’Italia, la quale più di ogni altro Stato, meriterebbe il motto “uniti nelle diversità”.
Perché, se ci pensate bene, nel suo piccolo, l’Italia è estremamente variegata.
Non solo come Natura, ma anche come Storia, Cucina, Architettura, Musica, Letteratura, Costume, ecc… .
Questo lo sapeva bene il facitore Mameli, quando scrisse il Nostro Inno: “Uniti per Dio! Che vincer si può”. A differenza del più meditativo Giuseppe Verdi, il quale, paragonando gli allora Italiani agli ebrei, scrisse il “Va’ pensiero”, che poi troviamo nell’opera del “Nabucco”.
Difatti, se si analizza velocemente la Storia, l’Italia è stata vittoriosa ai tempi dei Romani, che puntavano all’unisono, alla Reciproca e Prospera Unità.
Poi è stata e purtroppo continua ad essere solo affascinante.
Fascino che fino al secondo dopo guerra è stato retto da un Fiero Campanilismo.
Il quale, nonostante le poderosa fondamenta, si sta inesorabilmente sgretolando sotto un disinteressato individualismo.
Perciò sbrigatevi a rilassarvi nelle rinomate località ed a visitare le piccolissime realtà.
Perché in Italia, comunque sia, tutto merita di essere, con tranquillità, esplorato.